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Conflitto interiore pensieri forti e ossessivi

Inviata da manuel. 27 Gennaio 2015 11 Risposte

Salve a tutti sono un ragazzo di 25 anni...fin da piccolo sono sempre stato timido ma non mi facevo un gran problema all'inizio...poi all'età di 15 anni data la mia situazione famigliare che mi ha costretto ad avere poche amicizie e trovandomi quindi quasi sempre solo ho notato che la mia timidezza o altro comunque mi davano problemi a stare insieme ai miei coetanei e da lo iniziano i problemi. .questo è il problema di partenza ma adesso c'è un problema ancora pii grande che mi sono creato io stesso. Da quando avevo circa 17 anni mi sono dato alla lettura a libri di meditazione ecc e mettevo in pratica solo le tecniche con la speranza che potessero cambiarmi ma dopo circa 2 anni di testardaggine mi sono creato dentro di me un sistema forte di pensieri che oggi mi turbano tantissimo...non riesco a vivere senza pensiero forti ossessivi ripetitivi che proprio mi tolgono l attenzione. ..io per stare diciamo non male devo proprio tenere duro e bloccare questi pensiero forti. So che bisognerebbe lasciare in qualche modo di non bloccarli ma io proprio non riesco a conviverci ma portano la mente ad uno stato di pazzia e perdo il controllo e mi sento troppo male. Premetto che non sono mai riuscito a ricostruirsi una vita sociale quindi i miei bisogni di divertimento di condivisione ecc sono chiusi bloccati. Che consiglio mi date.? .grazie tanto..saluti manuel

 

tratto da www.guidapsicologi.it

 

RISPONDE Dr.ssa Cristiana Salvi

 

Caro Manuel, mi dispiace per quello che scrivi perchè immagino che la situazione da gestire è molto complessa e difficile da risolvere da solo. il tema centrale di cui tu parli è proprio il controllo, sarebbe utile conoscere meglio la tua vita per capire come sicuramente da piccolo fino ad oggi questo funzionamento si sia alterato lentamente fino a portarti ad oggi a rimuginii e pensieri continui dai quali non riesci a staccarti. un lavoro terapeutico integrato è quello che sarebbe necessario, si tratta di un lavoro che lentamente ti può permette di recuperare quella capacità di allentamento sano che hai perso, è ovvio che da solo non si può fare. La metodologia Funzionale è una di queste. Mantenere attività come yoga, meditazione potrebbero essere un aiuto al lavoro di terapia ma da sole non risolvono il problema come già tu hai visto. putroppo con il passare del tempo i disfunzionamenti possono peggiorare pertanto ti suggerisco di riflettere sull'idea di intraprendere un lavoro su di te.
Un in bocca al lupo grande...
Dr.ssa Cristiana Salvi

Relazione tra i vari Piani e Sistemi di funzionamento

Il sovrappeso e l’obesita sono tra i disturbi alimentari sempre più in crescita nel mondo, molti sono le attenzioni e gli studi che cercano di trovare soluzioni utili a gestire queste problematiche; da tempo la fisiologia ha pensato che forse studiare i sistemi e i meccanismi di regolazione legati all’assunzione di cibo potesse essere di grande aiuto.

Già dal 1900 il neurofisiologo Sherington ipotizzò che alla base del meccanismo della fame fosse coinvolto il sistema nervoso, nello specifico fu scoperto che nella situazione di fame, nell’organismo si verifica un aumento di eccitabilità dei nervi dell’esofago e dello stomaco che a loro volta inviano tale informazione ai centri nervosi superiori. Sostanzialmente è lo stomaco che dice al cervello “Ho fame”.

Ulteriori studi riuscirono a osservare il funzionamento dello stomaco nel momento in cui è vuoto, in tale condizione lo stomaco produce scariche nervose che vengono veicolate dal cervello tramite il nervo vago1 e man mano che lo stomaco si riempie si attivano fibre vagali inibitorie che determinano il rilasciamento e la distensione dello stesso.

Sulla base di questa scoperta furono svolte molte ricerche su animali per verificare le conseguenze determinate dall’asportazione chirurgica dello stomaco ipotizzando che lo stimolo della fame potesse scomparisse completamente. In verità si verificò la persistenza dello stimolo della fame.

Nel 1939 i fisiologi A.W: Hetherington e S.W. Ranson scoprirono l’esistenza nell’ipotalamo di due centri distinti coinvolti nella fame e nella sazietà. Precisamente un area definita ventromediale responsabile a inibire la fame e un area leterale responsabile a stimolarla. Da qui il nome di Aree della sazietà e della fame.

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La depressione oggi viene considerata il male del secolo, sembra che tutti ne soffrono o ne abbiano sofferto in un momento della loro vita. Ma siamo proprio sicuri di avere questo malessere?

 
 
Pur considerandola uno tra i disturbi più frequenti nella nostra popolazione, l’uso attuale del termine depressione è da considerarsi inappropriato. Forse è possibile che ci confondiamo ed etichettiamo un momento di melanconia della nostra vita come una depressione.
Ma che cosa è veramente la depressione? E come e cosa dobbiamo fare per superarla?
La teoria alla quale facciamo riferimento è quella della Psicologia Funzionale, ci da la possibilità di guardare la persona in una nuova ottica, in un modo nuovo, considerandola nella sua interezza e in tutti i suoi livelli di Funzionamento.
L’equilibrio tra i vari aspetti del Sé è il risultato di una congruenza tra i vissuti emotivi e il modo in cui essi vengono trasmessi agli altri: la postura, il movimento, l’atteggiamento, il tono di voce…
Infatti, è proprio questa presenza armonica e integrata dei differenti aspetti del Sé (vissuto interno, emozioni, il modo in cui si percepiscono le sensazioni, il mondo simbolico, i ricordi, la capacità di progettare e d’immaginare le cose) a caratterizzare lo stato di salute e di benessere.
Mentre uno squilibrio tra queste varie Funzioni, una loro alterazione o sconnessione, segnala inevitabilmente la presenza di problemi e patologie, facciamo un esempio per capire meglio.

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CHE DIFFERENZA C’È? Sono la stessa persona e fanno cose diverse?

Conoscere le sfumature è importante anche per comprendere la nostra richiesta di aiuto dove deve andare

 
 
LO PSICOLOGO
Lo psicologo è il laureato in psicologia che ha sostenuto e superato l’Esame di Stato che permette l’iscrizione all’Ordine degli psicologi. Per poter sostenere tale esame egli deve obbligatoriamente svolgere un tirocinio formativo della durata di un anno, nel quale fa esperienza nel campo della psicologia. Gli psicologi non sono tutti uguali, in quanto esistono all’interno delle università indirizzi formativi diversi (per es: psicologia clinica e di comunità, psicologia del lavoro e delle organizzazioni, psicologia dello sviluppo e dell’educazione, psicologia generale e sperimentale), i quali forniscono competenze diverse. Dopo la laurea egli può decidere di frequentare corsi o master che forniscono competenze in ambiti specifici, per esempio nel campo dei disturbi d’ansia.
 
Lo psicologo fornisce ai suoi utenti un aiuto non farmacologico, basato su colloqui di sostegno, strumenti diagnostici, consulenze, tecniche di rilassamento ecc. Sono molte le cose che egli può fare, purché non si configurino come terapia, poiché essa richiede il titolo di psicoterapeuta. Inoltre lo psicologo non può prescrivere farmaci, dal momento che per fare questo serve una laurea in medicina. Se possiede una laurea in medicina oltre a quella in psicologia lo può fare. Quindi, riassumendo, per essere tale lo psicologo deve possedere i seguenti requisiti:
  • laurea in psicologia;
  • essere iscritto all’Ordine degli Psicologi di una regione italiana.

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